sabato 9 luglio 2011

Vivere a Londra

Vivere a Londra mette le cose in una prospettiva diversa. Centinaia di migliaia di persone, dall'ultimo dei miserabili ai miliardari russi, vengono qui da ogni parte del mondo. E' una città di ineguaglianze sociali feroci, e nello stesso tempo accogliente. E' una città modernissima e insieme medievale: è il più grande paradiso fiscale del mondo, in cui il quartiere della City è un comune a parte, governato da un proprio sindaco i cui elettori sono le società finanziarie e le banche che vi hanno sede e che votano in base al numero dei propri dipendenti, come le corporazioni medioevali. Naturalmente, senza che i dipendenti abbiano voce in capitolo: sono i datori di lavoro che votano al loro posto. Vi sembra incredibile? Eppure è vero.
E' un posto in cui i ricchi non hanno bisogno di rubare, perché essendo una città che vive di finanza, il furto è stato legalizzato. Non hai bisogno di corrompere i primi ministri: se fanno i bravi, a fine mandato li inviti a tenere conferenze e li ricopri d'oro. Tony Blair, che è stato bravissimo, guadagna milioni di sterline l'anno.
Non hai bisogno di raccomandare sotto banco: qui la raccomandazione è legale. L'altro giorno David Cameron, il primo ministro, ha dichiarato d'aver aiutato il figlio del suo vicino a trovare un lavoro e nessuno s'è scandalizzato. E' sottinteso che, in quanto vicino di Cameron, di sicuro non viveva in un sobborgo popolare.
E' un città libera, certamente una delle più libere del mondo, ma ho visto con i miei occhi la polizia a cavallo caricare un gruppo di studenti (età media 16 anni) che protestavano pacificamente davanti al parlamento.
Volete che una città così, folle e cosmopolita, classista e democratica, questo strano miscuglio di razze e popoli, tollerante e perbenista, si stupisca di un piccolo siciliano che si chiude in una stanza a registrare al computer le proprie canzoni?

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