Trinacria è una lingua nel mezzo
Del Mediterraneo
erraneo
Un grumo di lava e saliva
Sul globo terraqueo
Erraqueo
Da sempre puttana e maestra
In genuflessione
Davanti a qualunque signore
Lei va in processione
cessione
Vestale di un dio senza patria
E senza sapienza
Penosa in quei gesti pelosi
Di riconoscenza
Voscenza
Si vende da sempre per nulla
Al peggior offerente
E cambia cavallo ogni volta
Con far penitente
Per niente
Riveste con oro fasullo
La sua vanagloria
Di quando cedette anche ai figli
D’Atene e di Troia
La troia
Mai paga né sazia dei riti
Di sottomissione
Lei bacia la mano che impugna
Qualunque bastone
Badrone
Ai morti ammazzati ed ai tanti
Fuggiti a milioni
Corone di fiori ora che
Sono via dai coglioni
milioni
E quando non vengon da fuori
I nuovi padroni
S’arrangia a leccare il sedere
Dei propri baroni
Ladroni
Feroce nell’arte di odiare
Da dietro le spalle
Da bruco invidioso che ignora
Che sian le farfalle
Farfalle
Trinacria ha tre gambe e s’illude
Di saper volare
Volare
E intanto le agita invano
Per non affondare
Nel mare
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