Centinaia di migliaia di cittadini britannici, in gran parte giovani, si sono iscritti alle primarie del partito laburista per votare Jeremy Corbyn, un signore di 66 anni che nel 2020, quando si rivoterà in Gran Bretagna, ne avrà 71. E’ un laburista di sinistra. Vuole privatizzare le ferrovie, le poste. Vuole far pagare più tasse ai ricchi. Stupidaggini da vecchio rincoglionito, hanno detto i suoi avversari laburisti (tutti molto più giovani).
Non vuole far la guerra ai conservatori per strappare loro i voti cosiddetti moderati. Non fa appello agli elettori di centro. Vuole che gli elettori dell’UKIP tornino a votare laburista. In Italia, sarebbe come se il leader del partito democratico facesse appello agli ex elettori del PCI che oggi votano Lega Nord.
Jeremy Corbyn è un vecchio politico di scuola marxista. Ai comizi canta bandiera rossa e se gli tocca di intonare God Save the Queen fa finta di non ricordare le parole. L’establishment inglese è vagamente stupito che un vecchio bacucco di tal fatta abbia potuto attrarre tanto consenso. E parlo dell’establishment di destra come di quello di sinistra (compreso l’organo semi-ufficiale del partito laburista, il Guardian, che dopo aver cercato di affossare Corbyn ha repentinamente cambiato linea quando ha capito che non stava funzionando).
I conservatori dicono di essere contenti. Nelle settimane scorse s’era addirittura parlato di infiltrati conservatori che si sarebbero iscritti al partito laburista pur di votare per un candidato troppo di sinistra per poter vincere le elezioni. Fesserie.
La Gran Bretagna, con gli Stati uniti e l’Italia, è in testa alla classifica dei paesi occidentali con le maggiori diseguaglianze sociali.
I servizi pubblici privatizzati negli ultimi 30 anni funzionano peggio di quando erano in mano allo Stato. Perché i privati, semplicemente, non investono.
Se avete la fortuna di avere un lavoro, dimenticatevi le garanzie che uno si aspetterebbe di trovare in un paese sulla carta civile. I diritti sindacali esistono di fatto solo per il settore pubblico, e Cameron è lì già pronto a limitare ulteriormente il diritto di sciopero. Il mercato immobiliare e degli affitti è in mano a una ricchissima cricca di speculatori.
Ci sono voluti 30 anni per trasformare uno dei paesi più egualitari al mondo in uno dei più ferocemente ingiusti. Dieci dei quali a guida laburista.
I rappresentanti delle classi lavoratrici sono stati letteralmente espulsi dal parlamento. Quasi tutti i parlamentari hanno origini borghesi, conservatori o laburisti che siano. Gli unici poveri che frequentano sono i propri domestici filippini.
Tutto questo è stato possibile perché moltissimi “poveri”, non essendo più rappresentati da nessuno, hanno semplicemente smesso di votare.
Il problema, oggi, è che le giovani generazioni stanno pagando il conto di questo delirio classista. Non hanno strumenti per salire i gradini della scala sociale, perché l’élite al potere l’ha letteralmente smantellata.
Il problema è che molti elettori laburisti non ci hanno capito più niente. Alcuni hanno creduto alla favola degli immigrati che rubano il lavoro agli inglesi e hanno votato UKIP (che, in maniera solo apparentemente paradossale, ha preso più voti dove ci sono meno immigrati). Oppure, in Scozia, sono fuggiti in massa (il Labour ha preso un solo seggio in quella che era una sua tradizionale roccaforte. Gli altri 50 e passa sono andati al partito nazionalista scozzese, che è più a sinistra).
Così oggi la Gran Bretagna si ritrova con un primo ministro conservatore che ha la maggioranza assoluta in Parlamento pur avendo preso il 36 per cento dei voti. Il che significa che il 64 per cento degli elettori non aveva votato per lui. E’ un numero che fa una certa impressione.
Jeremy Corbyn, anagraficamente parlando, potrebbe essere il padre di molti dei nuovi militanti laburisti che si sono iscritti al partito per votare per lui.
Le sue vecchie, anacronistiche ricette, sembrano (e sono) di nuovo attuali. Solo lo Stato può ridurre le diseguaglianze sociali. Solo i diritti sindacali possono proteggere i lavoratori dallo sfruttamento. Non esistono terze o quarte vie.
Una boccata d’aria fresca, dopo tanti anni di stupida, avvilente mitizzazione del mercato, della competizione e della giovinezza.
Tra cinque anni vincerà? Seriamente, chi può avere la presunzione di rispondere a questa domanda? Chi può sapere come sarà il mondo tra cinque anni? Di sicuro, se la rapacità e il parassitismo della classe dirigente britannica continueranno a produrre le politiche di macelleria sociale degli ultimi 30 anni, nella pretesa di potersi mangiare sia l’uovo di oggi che la gallina di domani, un leader laburista che dica cose fuori dal coro sarà il migliore dei candidati possibili.
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