Utnapishtim era babilonese. Il suo dio lo avvisò che stava arrivando il diluvio universale e gli consigliò caldamente di costruire una nave e di farci salire a bordo la sua famiglia e tutti gli animali possibili e immaginabili. Vi ricorda qualcosa?
Ebbene sì. La storia biblica di Noè non è altro che il remake di una precedente leggenda babilonese. Ma non è questo il punto.
Al British Museum c'è una sala con diverse tavolette d'argilla, su ognuna delle quali è riprodotta una differente versione del diluvio universale. Di fronte a quelle tavolette uno pensa a Noè. Lui se ne sta lì, tutto solo in mezzo al mare, convinto di essere l'unico superstite, quand'ecco che all'improvviso compare una vela all'orizzonte...
UTNAPISHTIM
Piove a dirotto
Piove a sfracello
Quando si dice
Piove come Dio comanda
Vai giù di sotto
Da tuo fratello
Fai il bravo Sem
C’è mamma che ti guarda
Oh mio Signore
Grazie dell’arca
Che tiene il mare
Col vento e la tempesta
Per ogni dove
La sola barca
Sopravvissuta
All’ira Tua funesta
Sumeri e ittiti
Tutti sott’acqua
Coi loro dèi
Mendaci di favella
Coi sodomiti
Ed ogni baldracca
E i mangiatori
Di coppa e mortadella
Dio dell’amore
Dio del dolore
Dammi l’amore
Dà loro il dolore
Mondati i mondi
Da ogni peccato
Rinascerà
La razza di Jahvè
Seme dei lombi
Che Tu hai salvato
Insieme al seme
E al nome di Noè
E non c’è giorno
Tra remi e scalmi
Che ci scordiamo
Di dire la Tua messa
Campane a stormo
Preghiere e salmi
Scrutando il mare
Per la terra promessa
Oh gaudio magno
La vedo in fondo
All’orizzonte
Tra i fumi della nebbia
Un mese a bagno
In dono il mondo
Senza un pagano
O un’orma sulla sabbia
Affondali inondali
Falli affogare
Gettali in fondo
Al buco più fondo
Però che strano
Pare si muova
Non son sicuro
Che sia il monte Ararat
Su Cam va piano
Sarà una prova
O l’ombra morta
Di qualche zigguràt
Più si avvicina
Più si fa netto
Lo vedo adesso
Il profilo delle vele
E la cabina
Ed il parapetto
E a sventolare
Il vessillo di Babele
Sarà un miraggio
Fata morgana
Bugiardi gli occhi
Non certo Tu Signore
Il lungo viaggio
Fatica vana
Se un’altra razza
Salvasse la sua prole
Ardili bruciali
Falli soffrire
Gettali in fondo
All’inferno più fondo
Oh sommo sgarbo
Dall’empio legno
Mi gridan contro
Insulti e contumelie
Senza riguardo
Del sacro segno
Oh sommo oltraggio
Mi chiamano infedele
La barba incolta
L’occhio sgranato
Scimmia la madre
Il padre un eresiarca
Da quella tolda
Che sia dannato
Mi urla che
La sua è la vera arca
Nome balordo
Stirpe maligna
Utnapishtim
E tanto se ne vanta
Tenace morbo
Erba gramigna
Mi faccio falce
Se vuoi la guerra santa
Squartali scalciali
Falli schiattare
Gettali in fondo
Allo squarcio più fondo
Mi chiudo gli occhi
Tappo le orecchie
Impugno a poppa
La barra del timone
Fuori gli stocchi
Mano alle picche
Sia la Tua prora
Divina lo sperone
Anche il pagano
Cerca lo scontro
Ci vuole morti
Carogna senza cuore
La spada in mano
Mi urla contro
O forse è l’eco
Ché son le mie parole
Non è il tuo dio
Che tanto canti
Per la sua forza
E per la sua saggezza
L’unico è il mio
Solo tra i tanti
Cui spetta dire
Chi è degno di salvezza
Dio dell’amore
Dio del dolore
Dammi l’amore
Dà loro il dolore
Gesù che botto
Coliamo a picco
Con tutti i figli
La vacca e la giraffa
E giù da sotto
Oh gran ripicco
Vedo che al danno
Si somma anche la beffa
Il solo vivo
L’unico al mondo
È appeso al tronco
D’un albero di mango
Ride giulivo
Si spulcia a fondo
Ma santo Dio
Perché l’orangotango?
Io non contesto
Il mio Creatore
E lieto annego
Se questo è il mio destin
Ma vi par giusto
Che il nuovo sole
In premio vada
A un seguace di Darwìn?
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