sabato 9 marzo 2013
Il paese dei però
L’Italia è diventata il paese dei però.
Il PD ha vinto le elezioni però le ha perse. Berlusconi è stato abbandonato da metà dei suoi elettori però dicono abbia vinto. Bebbe Grillo ha addirittura trionfato, però non vuole governare (lui è un voyeur: gli piace guardare gli altri che lo fanno).
Mario Monti ha perso. Su questo non ci sono dubbi. Però non se ne parla. Non abbastanza, per lo meno.
Soprattutto, non si parla di quanto la sua candidatura abbia inciso sull’esito del voto.
La ragione sociale del “montiani” era chiara: non consentire al PD di vincere le elezioni. Direttamente, sottraendogli una parte dell’elettorato cosiddetto “moderato”. Indirettamente, fornendo una sponda all’UDC per evitare un accordo tra Casini e Bersani.
Azzoppato il PD, ecco che Monti sarebbe diventato l’ago della bilancia. Una strategia vista di buon occhio dalle cancellerie europee, dal PPE e da una parte dell’establishment italiano: Montezemolo, il Corriere della sera, parte del mondo bancario.
Un establishment che (lo ha dimostrato il voto) non conosce il Paese che pretende di guidare, e che però controlla una parte significativa dei mezzi d’informazione.
Rimarcare il grossolano errore di calcolo di Monti, denunciarne l’irresponsabilità, sottolineare il ruolo che ha avuto nell’avvitamento della crisi politica italiana, vorrebbe dire non solo criticare Monti ma sconfessare se stessi. Per cui è meglio glissare, o dar la colpa a Bersani o a Grillo o al popolo italiano.
Il Porcellum, l’onda montante dell’antipolitica, la crisi economica. Tutti fattori che hanno avuto il loro peso e che però si conoscevano già prima del voto, e che una classe dirigente degna di questo nome avrebbe dovuto ponderare prima di mettersi a scherzare col fuoco.
La borghesia italiana ha un lunga tradizione di inettitudine. Non è mai stata capace di farsi classe dirigente e ha di volta in volta delegato a fior di delinquenti il lavoro sporco: Mussolini, la DC, Berlusconi. La candidatura di Monti è la dimostrazione che quando prova a fare da sé riesce solo a combinare disastri.
La verità è che l’ingovernabilità era l’obiettivo primario di Mario Monti, di Montezemolo e del Corriere della sera. Bisognava far venire Bersani e Vendola a più miti consigli. Costringerli ad un accordo con loro. Garantirsi per sé e per gli amici una bella fetta del patrimonio pubblico che si vorrebbe privatizzare per pagare i debiti del Paese.
Si sono fermati a metà strada. Il paese è ingovernabile, però l’ago della bilancia s’è perso nel pagliaio.
Oggi queste stesse persono fanno appello al “senso di responsabilità” delle forse politiche. Quel senso di responsabilità che loro per primi hanno gettato alle ortiche per meschini calcoli di bottega.
Avessero almeno la decenza di tacere.
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1 commento:
La borghesia italiana ha piu' che altro da sempre dimostrata di essere brava nel mandare avanti qualcun altro, per poi infilarsi fra le maglie e mandare tutto a p******. Un rifiuto di metterci la faccia, con l'aggravante di poi far di tutto per impedire che chi la faccia ce l'ha messa potesse aver successo. Un qualsiasi tipo di successo. Attitudine presente, purtroppo, in tutta la societa' italiana. Per impedire che qualcuno sembri piu' attivo di noi, quale tattica e' migliore dell'impedirgli di lavorare? L'italiano non vuol far niente, non si vuole esporre in prima persona, ma neanche vuole che il vicino raccolga i frutti del proprio impegno. Dalla politica all'economia, dalla religione al sociale, il Paese e' stato portato alla stagnazione dai suoi stessi cittadini.
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