E adesso che succede? La domanda è d'obbligo, dopo che il ministero dell'Ambiente si è espresso in termini negativi sulle opere realizzate nel porto di Trapani in occasione della Louis Vuitton Cup del 2005.
La competizione velica, che serve a selezionare le barche che si sfideranno nella Coppa America, fu una grande vetrina internazionale per la città tra i due mari. Si svolse tra il 29 settembre e il 9 ottobre di due anni sullo sfondo magnifico delle isole Egadi da una parte e del monte Erice dall'altra, e si concluse con la vittoria degli svizzeri di Alinghi e del mitico skipper Russell Coutts. Nonché con tanti ringraziamenti per Trapani e per il calore con cui la città aveva accolto i partecipanti.
Meno trionfale fu l'accoglienza delle associazioni ambientaliste. Ai loro occhi la Coppa America assunse l'aspetto di un cavallo di Troia, nella cui capiente pancia si nascondevano diversi progetti che fino a quel momento l'Autorità Portuale s'era vista respingere per insormontabili ostacoli di natura ambientale.
La chiave per aprire quella pancia fu un'ordinanza della Protezione Civile (la n. 3077 del settembre 2004) che conteneva alcune deroghe alla normativa ambientale. Deroghe che diedero il via libera ad una gara d'appalto da 46 milioni di euro per la realizzazione di una banchina di 202 metri nella zona chiamata Ronciglio e di due dighe foranee di 450 e 300 metri. Opere previste dal Piano Regolatore del Porto, a tutt'oggi sprovvisto del parere sulla valutazione d'impatto ambientale (di competenza del ministero dell'Ambiente e non della Regione perché quello di Trapani è un porto d'interesse nazionale).
La deroga in materia ambientale, in teoria, era resa possibile da un'interpretazione della normativa sulla protezione civile che assimilava di fatto una competizione sportiva come la Coppa America agli eventi calamitosi o a manifestazioni come il Giubileo.
Secondo Legambiente si trattava di un'interpretazione eccessivamente larga, dal momento che in nessun caso poteva consentire la realizzazione di opere all'interno di una Zona di Protezione Speciale (ZPS) come le Saline di Trapani, pesantemente interessata dai lavori della banchina Ronciglio.
Sempre in teoria, le opere dovevano essere funzionali allo svolgimento delle regate, ma così non fu: né le dighe foranee né la banchina erano state ultimate in tempo, tanto è vero che i lavori ripresero anche dopo il 9 settembre 2005, ultimo giorno della Louis Vuitton Cup. Ossia quando l'ordinanza della Protezione civile era ormai scaduta.
Nel novembre successivo la Procura di Trapani, sollecitata dai continui esposti di Legambiente, decise di porre sotto sequestro il cantiere della banchina, dissequestrato solo nel settembre del 2006.
Per riprendere i lavori si aspettava una decisione del ministero dell'Ambiente, arrivata infine il 30 marzo scorso. Porta la firma del direttore generale dell'ufficio per la Salvaguardia Ambientale, e rileva “la sostanziale non ottemperanza delle prescrizioni formulate” nel settembre del 2005. In attesa che l'Autorità Portuale di Trapani chieda la pronuncia sulla compatibilità ambientale del piano regolatore del porto, il ministero “invita […] a non iniziare e/o proseguire alcuna attività che modifichi lo stato dei luoghi all'interno della circoscrizione portuale”, limitandosi “al solo completamento delle opere foranee per assicurare la stabilità delle stesse dal moto ondoso, al trattamento anticorrosivo delle armature e alla messa in sicurezza dei cumuli di materiale per evitarne lo smottamento”. Anche per questo tipo di interventi, tuttavia, sarà necessario un preventivo assenso da parte del ministero.
Due le principali obiezioni: la distruzione di sette ettari di posidonia oceanica (tutelata dall'Unione Europea in quanto pianta acquatica in via di estinzione, la cui scomparsa è tra le cause dell'erosione delle coste mediterranee) provocata dalle due dighe foranee, e l'impatto della banchina Ronciglio sulla ZPS delle Saline di Trapani.
A detta del ministero, insomma, 46 milioni di euro sarebbero stati spesi per lavori che hanno provocato danni cui non sarà facile porre rimedio. Incidenti che possono succedere, se la valutazione d'impatto ambientale si chiede dopo l'inizio dei lavori.
Il provvedimento del ministero dell'Ambiente è stato preso malissimo dal sen. Antonio D'Alì, oggi presidente della Provincia di Trapani e nel 2005 sottosegretario all'Interno nonché grande sponsor politico della manifestazione: “La decisione di Pecoraro Scanio - ha dichiarato ai giornali - mortifica le aspirazioni di sviluppo della città di Trapani e non propone un percorso condiviso nell'interesse di tutti”.
E mentre D'Alì annuncia interrogazioni parlamentari, il presidente provinciale di Confidustria, Piero Culcasi, lamenta l'inadeguatezza del porto, i cui fondali sono troppo bassi per consentire l'attracco delle navi di grossa stazza.
Ben diverso il parere di Legambiente: “Ci sono voluti due anni di esposti e relazioni tecniche, alcuni sequestri disposti dall'Autorità Giudiziaria, una puntuale e complessa indagine della Sezione di PG dei Carabinieri, avvisi di garanzia per responsabili dell'Autorità Portuale, del Genio Civile Opere Marittime e dell'impresa - ha dichiarato il vicepresidente regionale Angelo Dimarca - ma alla fine la tesi da noi sostenuta da sempre è stata confermata: le opere sono state realizzate violando procedure e causando gravi danni all'ambiente. Ci attendiamo ora una celere chiusura dell'indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Trapani e l'accertamento non solo delle responsabilità di quanti hanno violato procedure e causato danni all'ambiente, ma anche di coloro che, omettendo controlli e provvedimenti sospensivi, hanno consentito che i lavori giungessero ad avanzata fase di realizzazione”.
La soluzione è adesso affidata ad un'azione di concerto tra i ministeri dell'Ambiente, delle Infrastrutture e dei Trasporti, sollecitata da Alfonso Pecoraro Scanio con una lettera che è stata spedita pressoché in contemporanea col provvedimento del suo ministero.
Gli equipaggi della più importante manifestazione velica del mondo, nel frattempo, si sono trasferiti a Valencia. Evidentemente non sanno che la Coppa America in versione trapanese, a quasi due anni dalla cerimonia di chiusura, è tutt'altro che conclusa.
(Originariamente pubblicato sul settimanale Centonove nell'aprile 2007)
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