martedì 4 agosto 2015

E fu subito trazzera

Con soli 300 mila euro, il Movimento 5 Stelle s’è garantito la vittoria alle prossime elezioni regionali siciliane. E’ quello che è costato ai grillini fare asfaltare la trazzera di Caltavuturo. Sono sicuro che gli esperti in pubbliche relazioni, i pubblicitari, i consulenti all’immagine si staranno spellando le mani. Mai una campagna pubblicitaria è costata così poco.
Ho letto alcune delle critiche assai pelose che sono state rivolte ai grillini: la strada ha una pendenza del 27 per cento, c’è un limite di 20 chilometri orari, il semaforo, il senso unico alternato e così via. Solo chi non è siciliano può prendere sul serio questo tipo di critiche.
Ci sono strade statali, in Sicilia, in cui per lunghissimi tratti non si possono superare i 50. In discesa. Eppure sono costate molto di più e ci sono voluti decenni per vederle completate. Per rispettare quei limiti di velocità bisognerebbe andare di terza per chilometri, senza mai staccare il piede dal freno. Lo so bene perché una volta, quando stampavo un giornale in Sicilia, ho provato a farlo.
E’ ovvio che tutti se ne fregano di quei ridicoli divieti. Com’è altrettanto ovvio che ogni multa per eccesso di velocità sulla “trazzera” di Caltavuturo sarà un voto in più per i Cinque Stelle.
Da qui a poco, appena il penoso governo Crocetta finirà di rantolare, Beppe Grillo governerà la Sicilia. Fatevene una ragione.
Sarà un esperimento di grande interesse scientifico. L’Onestà che pianta le sue bandiere a Palazzo dei Normanni. Perché i siciliani adorano l’Onestà. Non vedono l’ora di avere dei governanti che fanno rispettare le regole. Che fanno vincere i concorsi ai più capaci, che fanno fermare le automobili davanti alle strisce pedonali, che fanno pagare le tasse, che abbattono le case abusive, che impugnano la scure e licenziano tutti gli impiegati regionali, provinciali, comunali che da decenni rubano lo stipendio. Che mandano a casa tutti i raccomandati. Tutti, dal primo all’ultimo.
Perché se c’è una cosa che i siciliani apprezzano è l’Onestà. Soprattutto quella altrui. Vanno in brodo di giuggiole se un gruppo di parlamentari finanzia con i propri soldi la costruzione di una strada. Sono disposti perfino a votarli, se rinunciano alle loro indennità di carica. Non vedo l’ora di vedere se continueranno a votarli quando, in nome dell’Onestà, i grillini chiederanno ai siciliani di rinunciare a parte del loro proprio reddito per finanziare le opere pubbliche che alla Sicilia servono come il pane.
Perché il mio ricordo della Sicilia è leggermente diverso. Quando me ne andai dall’Isola non fu per la corruzione dei politici. Me ne andai perché non sopportavo più le illegalità commesse dai vicini di casa. Non ne potevo più della musica a tutto volume alle due di notte, della gente che mi avvelenava i cani, di dovermi guardare alle spalle mentre facevo la fila alle poste, di non potere più fare le mie adorate passeggiate sulla spiaggia perché qualcuno, da una notte all’altra, aveva deciso di tirare su una recinzione illegale.
Non vedo l’ora che i grillini governino la Sicilia e facciano finalmente rispettare le regole. La loro Onestà, fino ad ora, è servita a finanziare un chilometro di strada. L’Onestà di tutti i consiglieri regionali, provinciali e comunali, se tutto va bene, potrebbe forse farne asfaltare altri cento. Meglio di niente, per carità. Per rimettere a posto la Sicilia, tuttavia, oltre a quella dell’elettorato passivo servirebbe pure l’Onestà dell’elettorato attivo.
Alcuni precedenti storici sono incoraggianti. L’arancio, il pomodoro, l’olivo, tutte piante che oggi prosperano in Sicilia, furono anch’esse importate da qualche altro posto.
Detto senza ironia e col distacco di chi ormai da tanti anni vive in un altro paese: chi può saperlo? Anche un trapianto d’Onestà potrebbe avere la stessa fortuna.

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