giovedì 11 febbraio 2010

Quando gli alpini comandavano a Lampedusa

Chi protegge Lampedusa dai suoi protettori? E’ una domanda che sull’isola, da qualche mese, si stanno facendo in tanti. Lampedusa, si sa, è condannata ad una perenne emergenza. Agli atavici problemi dell’isolamento geografico, da qualche anno s’è aggiunto quello, drammatico, dei continui sbarchi dei clandestini. Un’emergenza che il piccolo comune non poteva certo affrontare da solo, tanto che dal 2004 è stato affiancato dalla Protezione civile.
Il Commissario delegato è il direttore del dipartimento, Guido Bertolaso, che però di volta in volta nomina un proprio delegato. Nel 2004 toccò ad un tenente generale degli Alpini, Maurizio Cicolin, che ad un certo punto decise di improvvisarsi urbanista. Porta infatti la sua firma un’ordinanza del novembre di quell’anno con cui l’ufficiale degli Alpini approvava una variante urbanistica al Piano di fabbricazione dell’isola (come qui chiamano il piano regolatore). Oggetto della variante la realizzazione di un’area di stoccaggio per le imbarcazioni dei clandestini, allo scopo di liberare dai relitti il piccolo porto già di per sé insufficiente. Anziché scegliere un’area attigua all’attuale discarica comunale, la Protezione civile ne individuò una del tutto nuova in località Taccio Vecchio.
Una scelta che venne subito contestata da Legambiente, che nell’isola gestisce una riserva naturale: la località Taccio Vecchio ricade infatti all’interno di un Sito d’importanza comunitaria (SIC). Ciononostante la Protezione civile è andata avanti per la sua strada, tra l’altro senza neppure chiedere all’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente la valutazione d’impatto ambientale, obbligatoria per gli interventi nelle aree SIC. Per meglio dire, ha avviato l’iter per la VIA a maggio, ma solamente dopo che i lavori erano cominciati. Per la cronaca, l’appalto è stato affidato alla Edilmeccanica s.r.l. del gruppo Giuseppe Campione di Agrigento, come si legge nell’interrogazione dello scorso 4 luglio rivolta ai ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture dal deputato di Sinistra Democratica Angelo Lomaglio (interrogazione che non ha ancora avuto risposta, come risulta dal sito web della Camera).
I lavori sono consistiti in uno sbancamento e nella realizzazione di un pesante muro di contenimento in cemento armato. Iniziati nel mese di maggio, non si può certo dire che siano stati benedetti dalla buona sorte. Il 14 di quel mese, infatti, a Lampedusa è stata eletta una nuova amministrazione comunale, e soprattutto s’è insediato un nuovo sindaco, Bernardino De Rubeis dell’MPA. Il quale ha cambiato atteggiamento rispetto ai suoi predecessori e ha preso di petto la questione, procedendo tra l’altro al sequestro amministrativo del cantiere. Per il primo cittadino, l’opera è infatti abusiva.
Non bastassero i problemi politici, l’area di stoccaggio delle barche “clandestine” ne ha dovuti affrontare di strutturali. Il 26 giugno, neanche un mese dopo l’ultimazione dei lavori, un intero lato del muro di contenimento è venuto giù di schianto. Per fortuna il blocco amministrativo aveva impedito che sotto quel muro ci fossero al lavoro degli operai, o che l’area ospitasse già delle imbarcazioni, e tutto s’è risolto con un gran botto.
Alla Protezione civile non rimane altro da fare che rimuovere il manufatto e ripristinare i luoghi. Lo ha stabilito ad agosto il Servizio VIA dell’assessorato al Territorio e Ambiente, comunicando al Commissario delegato per l’emergenza a Lampedusa che non potrà rilasciare alcun parere in quanto l’ufficio può esprimersi soltanto sulle “opere da realizzare e non già realizzate”. Un’ultima nota: per l’opera “abusiva” la Protezione civile ha speso 513 mila euro.
Ma quanto costa smaltire le barche dei clandestini?
La nuova amministrazione di Lampedusa è nota alle cronache nazionali per la presenza di un assessore della Lega Nord, la signora Angela Maraventano, Del sindaco Bernardino De Rubeis detto Dino si sono invece occupate le testate regionali, perché quella dell’area di stoccaggio della località Taccio Vecchio non è l’unico motivo di polemica con la Protezione civile. In agosto, De Rubeis ha sostenuto che diversi clandestini venivano recuperati in acque internazionali e condotti comunque al centro di permanenza di Lampedusa, ingolfandolo più di quanto già non sia. Meno nota è la polemica sui costi di smaltimento delle imbarcazioni dei clandestini. A titolo di esempio, De Rubeis cita una delibera della Protezione civile da lui rinvenuta, che per il trituramento e lo smaltimento di 23 natanti impegna una somma di 166-170 mila euro, ovvero oltre 7.300 euro a barca. Un costo, a suo dire eccessivo, che gli ha fatto venire un’idea: “Voglio chiedere un finanziamento per acquistare un trituratore comunale. Costa circa 300 mila euro ma poi potremmo vendere il legno al Conai” (il consorzio che si occupa dello smaltimento dei rifiuti riciclabili). I rifiuti sono un po’ il suo cavallo di battaglia. “Appena insediato – dice – ho subito annullato un bando di gara della Gesa, la società che gestisce l’ATO rifiuti Agrigento 2. Un bando da 5 milioni di euro. Sulla gestione dei rifiuti a Lampedusa voglio vederci chiaro”. Nel frattempo, chi l’avrebbe mai detto, la vicenda dell’area di stoccaggio di località Taccio Vecchio ha visto nascere un’inedita alleanza tra un primo cittadino dell’MPA e Legambiente, un partito e un’associazione che si trovano su fronti opposti in diverse parti della regione.

(Originariamente pubblicato sul settimanale Centonove nel settembre 2007

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